Ci sono dei classici che, quando vengono riproposti, prendono una nuova vita. Questo lavoro vuole essere un tentativo di leggere un classico che non stravolge, ma avvolge. Uno spettacolo che non vuole reinventare Pirandello, ma solo “metterlo in scena”.
‘Il Berretto a Sonagli’ ha compiuto 100 anni. Un secolo. Intanto, è cambiato il mondo, ma non le mentalità.
Tutto è permesso, a patto che si salvino le apparenze e che ognuno possa mostrare il proprio ‘pupo’, come lo definisce Pirandello. La ossessiva dinamica della contrapposizione tra l'essere e l'apparire, tra verità e finzione.
Il titolo si riferisce al berretto portato dal buffone, il copricapo della vergogna ostentato davanti a tutti.
La trama è semplice: una ricca signora siciliana, Beatrice Fiorìca è convinta che suo marito la tradisca con la moglie del loro scrivano Ciampa. Per appurare il tradimento e far scoppiare lo scandalo, con una scusa, manda lontano Ciampa e, in sua assenza, tende una trappola al marito. Il giorno dopo Ciampa torna a casa e trova sua moglie in carcere per adulterio.
Per ristabilire l’ordine apparente, lo scrivano con una logica inoppugnabile dalla società dell'apparire, ottiene che si sacrifichi l’unica persona che dice la verità: la signora Beatrice.
Trionfo della corda civile che insieme a quella seria e a quella pazza, come spiega Ciampa, è una delle tre che alloggiano nella mente umana.
Pirandello, come sempre, è di una attualità sconcertante. Narratore puntuale del suo tempo, risulta a noi come precursore dell’ipocrisia contemporanea; omologati come un gregge ad un’immagine che di noi ci danno oggi i media e che un secolo fa ci dava “il paese”. Quella stessa ipocrisia che, oggi come allora, ci induce ad indossare“maschere” che nascondano i veri “volti”.
Giuseppe Mariani
Sito web della compagnia: piccolopalcoscenico.blogspot.com