"Chocolat", una storia bellissima che fa divertire e commuovere, ispirata all'omonimo film e al romanzo della Harris, una storia piena di magia, spezie, sensualità, segreti oscuri e pregiudizi in cui il confine tra apparenza e verità è inafferrabile come il vento.
Un candido villaggio, stretto attorno al campanile, si ritrova stordito quando arriva una straniera che apre una cioccolateria, proprio durante la Quaresima . La donna è sospinta da un misterioso vento e conforta i clienti offrendo loro cioccolatini come amuleti mentre effluvi di cacao, diffuso dal vento, si propagano in tutto il paese .
La cioccolata della straniera con la sua bonaria invadenza non dovrebbe arrecare disturbo alcuno, ma l'ordine granitico, tranquillo del paesino subisce scossoni.
Il suo negozio incantato diviene presto la meta degli abitanti del villaggio curiosi e affascinati dalla novità , mentre freme l'austero sindaco,una Contessa garante dell'integrità morale collettiva.
Nasce un conflitto insidioso tra il potere della prima cittadina, salda nell'osservanza severa di ogni norma ecclesiale, e la seduzione del luogo di piacevoli ingordigie.
Cioccolatini, biscotti, torte, pupazzetti di marzapane, aromi inebrianti e colori vivacissimi: quella pasticceria è una vera testimonianza di allegria e di vitalità, un richiamo al più semplice e innocente dei piaceri, per sentire che c'è una tregua in ogni guerra, un attimo di pausa in ogni sofferenza, una via d'uscita in ogni solitudine. Tutto ciò però è destabilizzante in un luogo in cui ognuno deve giocare un ruolo ben preciso, vestire una maschera che gli è stata attribuita fin dalla nascita, costringendolo a rimanere sempre e comunque dentro i canoni della morale corrente.
E così i legami di amicizia iniziano a stringersi intorno alla pasticceria e alla sua proprietaria.
Pregiudizi contro libertà, tristezza contro vitalità, rancore contro disponibilità: due mentalità, due culture si scontrano attraverso la vetrina accattivante della cioccolateria.
Lo spirito di libertà che Vianne emana, si diffonde e genera un'inesauribile desiderio di ritrovare altri spazi, altri luoghi, reali o forse solo dell'anima e del cuore: l'essenziale è che abbiano sempre quel delizioso, inebriante profumo di cioccolato.
Lo spettacolo è l'apologo dell'imposizione dei costumi, dietro la maschera della fede e della devozione , e del bisogno istintivo , umano di ricorrere a liberatorie gocce di cioccolata .
Distrugge con un pizzico di ironia i pesanti macigni del bigottismo, della chiusura mentale e dell'invidia che fanno condannare ed emarginare chi trasgredisce ed appare diverso.
Il cibo dei golosi resta la metafora delle scorpacciate gustose e schiette, dei sentimenti fra gli uomini che non obbediscono a convenzioni o stilemi.
“Chocolat”propone, da un inusuale punto di vista, il conflitto tra due realtà: quella del tranquillo villaggio, timorato di Dio e condizionato dalla morale religiosa, e quella di Vianne, ribelle e libera da ogni regola imposta.
Il racconto è denso come la materia prima di cui narra, l'indole anticlericale è solo nei cenni , perchè l'indice viene puntato piuttosto sull'uso maldestro oppure infido della religione .
Gli abitanti del villaggio, oggetti di suggestioni verbali per ogni atto impudico, vivono come fanciulli ignari della vita reale e si rivelano personaggi molto accattivanti, ognuno con le sue ragioni, seppur limpide o fosche, ognuno coi suoi obiettivi.
Chi alla ricerca di Dio, chi della felicità.
Sito web della compagnia: www.costellazioneteatro.it